COME ESSERE IL CAPOBRANCO

 

C'è un errore di fondo nel detto popolare “essere solo come un cane”: il cane non è affatto un animale solitario, ma un animale sociale che vive in branco. I proprietari dicono spesso che il proprio cane “ormai è un membro della famiglia”. Niente di più vero. Il branco, così come la famiglia, non è semplicemente un gruppo di individui, ma un'organizzazione sociale che risponde a regole gerarchiche precise.

A volte alcuni proprietari restano interdetti quando, di fronte a un problema comportamentale qualsiasi, do consigli che possono sembrare fuori luogo: dare il cibo ad orari precisi, non lasciare al cane giocattoli a disposizione, non farlo dormire sul letto... Che c'entra il cane che morde, che abbaia troppo, o che non obbedisce, con tutte queste cose? Il nesso c'è, eccome. Quei consigli servono a far capire al cane che il capobranco siete voi. Soltanto quando il cane vi riconoscerà come capobranco sarà disposto ad accettare le vostre sgridate: altrimenti otterrete solo ringhi e perfino morsi, perché voi, umani sottomessi, osate alzare la voce con lui che è il capo.

Il cane disobbediente è quasi sempre un cane che non vi riconosce come capobranco. Non esistono cani ribelli, stupidi o feroci: questi concetti in natura non esistono. Il cane semplicemente rispetta le regole sociali che ha appreso. Quindi un cane mordace, che non obbedisce al proprietario, non è cattivo o disobbediente: è semplicemente un cane dominante che sta svolgendo con zelo il proprio ruolo di capobranco e sta lottando per la difesa del proprio territorio, del proprio padrone, o della propria posizione sociale.

Avere il cane sottomesso non significa che non vi sia amore. Non lasciatevi fuorviare dai connotati negativi che la parola “sottomesso” potrebbe richiamare. Il cane sottomesso non è uno schiavo che obbedisce al padrone, ma piuttosto un bravo figlio che conosce le regole del vivere civile e ha un rapporto equilibrato coi genitori. Tanto è vero che i cani e i lupi sottomessi preferiscono restare nei ceti bassi del branco piuttosto che abbandonarlo.

 

IMPARIAMO AD ESSERE IL CAPO

Il capo, per essere tale, deve farlo CAPIRE agli altri. Questo presuppone che nella famiglia vi sia comunicazione. Ma in realtà, quando cane e uomo comunicano, c'è bisogno di una traduzione doppia: la prima, quando noi dobbiamo decifrare i messaggi che il cane ci manda; la seconda quando dobbiamo dire noi qualcosa al cane. Questa doppia traduzione "canino-umano umano-canino" non è sempre semplice come si pensa.Vi riporto due esempi di traduzione errata, che prendono in considerazione entrambe le fasi della traduzione.

 

CAPIAMO QUELLO CHE VUOLE IL CANE?

Dareste un bocconcino-premio al cane subito dopo che vi ha fatto pipì sul tappeto nuovo? Certamente no. Eppure a volte ci comportiamo esattamente così. Non ci credete? Immaginate di portare un cucciolo a casa, e quello per tutta la notte, appena viene lasciato solo, piange. Voi come vi comportate?

Lo prendete a dormire con voi nella stanza, magari anche sul letto;

Non lo mettete nella vostra stanza, ma andate a rassicurarlo, visto che in fondo è appena arrivato, è cucciolo, e ha paura di restare solo;

Seguite una linea dura, e lo sgridate, perché deve imparare che non può fare quello che vuole.

Ebbene, qualsiasi risposta abbiate dato fra queste, sono tutti comportamenti errati, analoghi al bocconcino dato quando il cane ha fatto pipì sul tappeto. Infatti in quel momento il cane, piangendo, sta chiedendo attenzione, e voi, andando da lui (che sia per sgridarlo o per rassicurarlo, e peggio ancora, per portarlo sul letto con voi) state obbedendo alle sue richieste: è il cane che sta decidendo QUANDO voi dovete andare da lui, ma voi non l'avete capito.

 

RIUSCIAMO A FARCI CAPIRE DAL CANE?

A volte siamo noi a lanciare al cane messaggi ambigui. Quando un cane arriva nella nostra casa, spesso viene riempito di coccole. Le coccole per noi sono un gesto d'affetto, vogliamo rassicurarlo, farlo sentire felice e a casa. Ma nel linguaggio canino, queste coccole equivalgono ad una dichiarazione di sottomissione. “Anche senza che io faccia niente, stanno tutti qui intorno ad ossequiarmi. Bello essere il capo”. Col tempo, questa nostra costante “dichiarazione di sottomissione” darà al cane l'autorità di sentirsi il capo. Un giorno che saremo particolarmente impegnati e non avremo tempo di coccolarlo per tutto il tempo, lui protesterà abbaiando: “Dove sono le mie coccole? Allora? Allora?”. A quel punto non servirà a niente sgridarlo, lui non obbedirà: siamo stati noi stessi, con le nostre inconsapevoli azioni, a dargli l'autorità del capobranco.

GIOCHI DI POTERE

Il cane sviluppa il proprio carattere già nelle prime fasi di vita, quando interagisce con i fratellini, le sorelline e la madre. Guardando una cucciolata vediamo che alcuni piccoli dormono insieme, uno mordicchia le zampe di un altro, altri due si azzuffano, uno si precipita sulla ciotola del cibo. I cuccioli non stanno semplicemente divertendosi. Il gioco, per un cucciolo, è un modo per comprendere quale posto avrà nella gerarchia del branco. E' per questo che i cani che vengono allontanati troppo presto dalla cucciolata spesso hanno disturbi del comportamento. Il cucciolo che si lascia mordicchiare le zampe sta mostrando sottomissione; quelli che mordicchiano gli altri stanno imparando a dosare la forza del proprio morso. Quello che si precipita per primo sul cibo sta mostrando dominanza, e così via.

 

ARRIVO A CASA, SI RICOMINCIA DAL... “CAPO”

Quando un cane viene portato a casa, cambia tutto il suo ambiente. Da piccolo magari era il “capo” della cucciolata, il più grosso di tutti, il più forte, quello che arrivava al capezzolo migliore e si cibava più degli altri, quello che mordicchiava tutti... e adesso, nella nuova casa, come si dovrà comportare con i suoi “nuovi” compagni di branco? Per capirlo, farà le stesse cose che faceva ai fratellini: ad esempio vi mordicchierà le mani. Voi potreste scambiarlo per gioco, “tanto non fa male”, ma in realtà lui sta cercando di capire se può essere il vostro capo e se i propri morsi fanno male. Voi, lasciandovi mordicchiare, state dicendo al cane che può mordere a suo piacimento, e quando sarà adulto (e i suoi morsi saranno più potenti), sarà difficile fargli cambiare idea.

 

Vi metterà alla prova in continuazione, e in base alle vostre risposte capirà quale gradino della gerarchia gli spetta.

 

IMPARIAMO A PENSARE DA CANI!

A volte ci guarda con due occhi così che ci viene naturale fargli una carezza. Ma è un comportamento scorretto. Prima di interagire in qualsiasi modo con lui (coccole, bocconcini, alzarsi la notte perché abbaia, sculacciate, eccetera) dovete fermarvi un secondo a riflettere: “sto facendo qualcosa perché LUI me lo sta comandando? E cosa può significare la mia azione per lui?”. Dovete imparare a pensare come un cane.

Il capobranco è quello che dà ordini sucosa fare e quando farlo. In natura, il lupo dominante decide quando è il momento della caccia, del gioco, dello spostamento, eccetera. Quindi, se volete essere il capo, il primo passo è non cedere alle richieste del cane, ma semplicemente ignorarle. Ecco la parola chiave. Il cane non sta semplicemente “chiedendovi” il bocconcino da tavola, o di giocare o di uscire: è come vi stesse impartendo un ordine. A volte sanno essere molto furbi, e capiscono che il modo migliore per farsi obbedire è sgranare due occhioni grandi così o scodinzolare o farvi le feste. Non lasciatevi ingannare, e non cedete mai alle sue richieste, in qualunque modo vi vengano fatte, che siano abbai insistenti, ringhi, lamenti, leccatine alla mano... Dovete essere voi a stabilire i tempi per ogni cosa: il cibo, le passeggiate, le coccole, il gioco.

 

PRENDETE IL CONTROLLO DELLA SITUAZIONE

Tutto ciò che per il cane è piacevole (carezze, bocconcini, perfino la vostra presenza) deve essere concesso solo come premio per un comportamento corretto. Uno dei metodi più semplici che si può attuare tutti i giorni è quello di razionare il cibo. I cani e i lupi in natura non hanno certo il cibo sempre pronto nella ciotola: è il capobranco che decide quando si va a caccia. Allo stesso modo, dovete far capire al cane che siete voi ad avere il controllo sull'alimento. Se abbaia per chiedere cibo, ignoratelo. Non sgridatelo, non guardatelo nemmeno. Come se lui non fosse lì. Quando è arrivato il momento del pasto, chiamatelo, prendete il cibo, fate mettere seduto il cane o impartitegli un comando qualsiasi, e finché non vi obbedisce non dateglielo. Appena esegue l'ordine, dategli la ciotola per premiarlo. In questo modo, VOI avete deciso che è il momento del cibo.

 

VOGLIO GIOCARE!

Stesso discorso vale per i giocattoli, o per le richieste di attenzione. Accontentereste le richieste di un bambino che invece di andare a scuola vuole sempre giocare? Ignorate le sue richieste finché non smette. Niente sgridate, niente sguardi. Ignoratelo. Fategli capire che sta sprecando il suo tempo. Quando avrà smesso di chiedere, ignoratelo ancora per alcuni minuti, poi dategli un comando qualsiasi, e solo quando obbedisce, dategli il giocattolo.

Ignoratelo anche se abbaia come un ossesso intorno alla tavola, o se piange la notte. A volte accade che dopo un'ora di fracasso, di infruttuosi “stai buono”, “a cuccia” e simili, alla fine cediamo, lanciandogli finalmente l'ambito bocconcino o portandolo a passeggio, “così almeno sta zitto”. In questo modo peggioreremo la situazione, perché stiamo fornendo un rinforzo positivo: lui imparerà che abbaiare a lungo è l'unico modo per farsi obbedire; quindi la prossima volta abbaierà ancora più furiosamente e più a lungo. E' proprio il caso di dire che si entra nella proverbiale situazione del ”cane che si morde la coda”.

Ricordatevi che ignorarlo non significa non preoccuparsi del problema, ma è un comportamento attivo, è un messaggio importante che state lanciando al cane: “se fai così, non otterrai nulla”. Se invece vi piegate alle sue richieste, gli state dicendo che ha fatto bene ad abbaiare tutto il tempo o a piangere di notte.

 

ALCUNE COSE CHE IL CAPO NON FA MAI

 

Il capobranco non si lascia mordicchiare, nemmeno per gioco: lasciarsi mordicchiare le mani, le caviglie o i piedi significa accettare la sua dominanza, e inoltre il cucciolo non imparerà a dosare la forza del morso.

Il capobranco non eccede con le feste quando torna a casa: una carezza, poi torna dal cane quando si sarà calmato.

Il capobranco è quello che dorme in posizione sopraelevata rispetto agli altri; se gli permettete di dormire sul letto con voi, presto il cane vi metterà le zampe in testa, non solo in senso letterale!

Il capobranco, riassumendo, è quello che dice cosa fare e quando farlo, e non cede mai alle richieste dei sottomessi. Insegnare comandi semplici al cane ha proprio lo scopo di rafforzare questi ruoli.

 

OGNUNO FACCIA LA PROPRIA PARTE

Come vedete, non è sempre facile “pensare come un cane” e comunicare correttamente con lui. Diffidate del classico consiglio dell'amico, perché si sentono in giro fin troppi luoghi comuni e credenze prive di senso o addirittura controproducenti. Se dovete parlarne col veterinario, prendete appuntamento: quando si parla di educazione del cane, l'argomento non può essere liquidato in dieci minuti; un piccolo problema comportamentale può essere la spia di un difetto nel rapporto uomo-cane, e analizzare questo aspetto può richiedere più tempo di una visita medica.